One island, one resort.
Visto il clima invernale che in questi giorni si è impossessato del nord Italia, direi che è il caso di ricordare un viaggio al caldo fatto con il famoso PR milanese MR.
Il titolo, preso in prestito dal sottotitolo del luogo dove vi porterò con questa storia, vi fa subito capire che non stiamo parlando di una località montana. Il tutto inizia con un viaggio di lavoro che si è concluso per nostra ferma volontà in una meritata settimana di relax in un luogo che per nostra esplicita richiesta doveva essere: “un paradiso in terra!”. Ai pochi di voi che lo ricordano voglio citare la serie televisiva degli anni ottanta Fantasy Island, in questo modo ricordando l’arrivo in barca degli ospiti e l’accoglienza con collane di fiori, avrete già in mente lo stile della vacanza. Tutti gli altri dovranno pian piano farsi accompagnare in questo luogo dalle mie parole.
Si parte alla volta di Singapore in Malesia, città dal sapore orientale ma da una fervente vita dallo spiccato carattere europeo. Devo ammettere che sono rimasto molto stupito per il livello di modernità dell’urbanistica e per la vivibilità delle strade e delle aree urbane differenti tra loro, ma tutte con un rapporto uomo spazio decisamente studiato e funzionale.
Arrivando in taxi, di sera, la prima cosa che salta all’occhio è il gigantesco Free Marina Hotel che domina la baia. Un luogo dove non si può non andare e soprattutto dove bisogna assolutamente munirsi di costume per sguazzare almeno una volta nel “infinity pool” al cinquantasettesimo piano. Posso affermare che è sicuramente una delle esperienze balneari più impressionanti da fare al mondo. Solo qui potete nuotare in una piscina di 150 metri sospesa all’ultimo piano di un grattacielo affacciato sulla baia di Singapore non percependo i bordi e quindi spaziando con lo sguardo all’infinito. Attenzione che l’esperienza ha un non so che di terrorizzante.
Per non farsi mancare nulla, oltre al gigantesco centro commerciale che trovate giusto ai piedi dell’hotel, potete fare anche un salto all’ArtScience Museum che colora le notti della city grazie a un progetto di video mapping che ogni sera illumina la struttura principale.
Ritorniamo a noi, dopo ventiquattro ore di cibo in vassoio servito in aereo, l’obbiettivo del nostro tour cittadino era trovare un posto dove pranzare decentemente.
Girando per la città siamo arrivati dalle parti dell’Asian Civilisations Museum e da li, in un attimo, ci siamo trovati circondati da decine di ristorantini dove l’unica cosa che era possibile mangiare era: astici o aragoste giganti. Qui è possibile sceglierle direttamente nelle vasche il vostro crostaceo preferito e farlo cuocere in più di cinquanta modi diversi. Viene da pensare che sia la vocazione del luogo e che non ci sia altro da fare che provare. Questo per voi è un limite? Se non amate i crostacei forse sì ma per me e MR non lo è, anzi é diventa l’opportunità per dare sfogo al nostro istinto da lupi di mare e ordinare in 2 un’aragosta da 3 kg.
All’inizio non avevamo capito bene il perché dello stupore dei camerieri e dei clienti intorno a noi appena fatto il nostro ordine. Ci sembrava di aver valutato bene il peso del carapace e le parti non commestibili ed avevamo matematicamente concluso che per noi due 3 kg era un peso appena sufficiente per sfamarci.
Tutto ci fu più chiaro all’arrivo del piatto, avevamo tra di noi, un enorme piatto da portata in ceramica bianca con un mostro arancione cotto con la famosa ricetta “sale e pepe” (che cercherò di rifare nei prossimi giorni e vi descriverò dettagliatamente per poter provare quei piaceri direttamente a casa vostra).
Devo ammettere che eravamo alquanto intimoriti a prima vista, la quantità era veramente vergognosa, ma appena affondati i denti sul primo pezzo, il terrore si è trasformato in piacere. Un gusto straordinario e a quanto quantità diciamo che sia io che MR abbiamo dovuto faticare non poco a finire tutto. La cosa piacevole del pranzo è stata lo stato di rilassatezza e l’esilarante vista di noi due primitivi, sgranocchiare a mani nude grossi pezzi di aragosta e piccoli germogli di verdure. Unica nota stonata il tasso di peperoncino nelle verdure che trasformò per qualche ora le nostre labbra in due gommoni da sei persone e non vi dico cosa in cosa il giorno dopo.
L’esperienza comunque può essere ricordata come goduriosa che non posso che suggerirla anche se da ripetere solo una volta, visto il prezzo dell’operazione, ma di questo meglio non parlare.
Il tempo del nostro passaggio in città era poco e quindi dopo la passeggiata pomeridiana nell’umidità, il tasso rasentava il 99%, in poche parole era come camminare vestiti sotto la pioggia, ci siamo rinfrescati in hotel e abbiamo fatto una puntata nella zona di Clake Quay e Riverside Point.
Un luogo non luogo che possiamo tranquillamente definire ai confini della realtà. Una zona in bilico tra: una classica passeggiata da lungo fiume con ristoranti/gelaterie e un parco divertimenti dal tema futuristico anni ottanta. In esterno i neon colorati la fanno da padroni ma il più è nascosto nella corte interna dove la musica si impadronisce dello spazio, insieme a immensi video led che creano uno spazio parallelo creato per il divertimento e lo svago delle centinaia di migliaia di persone che tutti i giorni passano da questa piccola città isola.
Dopo questa parentesi a Singapore, che sicuramente a occhi più attenti ha molto più da raccontare, siamo partiti alla volta della nostra meta vacanziera. Il viaggio era in pulmino, chilometri e chilometri nella foresta tropicale circondati da piantagioni di palme a perdita d’occhio e strade dissestate. Arrivati a un piccolo approdo sulla costa, siamo stati accolti da un drink rinfrescante e in pochi minuti portati da un motoscafo sulla piccola isola visibile all’orizzonte. L’impressione era un po’ quella dell’arrivo degli scienziati sull’isola di Jurassic Park nel famoso film di fine anni novanta.
Ai nostri occhi l’isolotto nel mare appariva un unico manto di vegetazione tropicale puntinato qui e li da piccole strutture bianche dal tetto scuro. Arrivati, ancora un po’ frastornati del viaggio siamo stati presi e portati in camera, dove sistemati i bagagli, è iniziata la vacanza e la prima scoperta dell’isola, un po’ tipo alla scoperta de “l’isola dei famosi”.
Ora posso certamente affermare che è luogo che si gode al meglio in coppia che con un amico, viste le situazioni e i momenti di romanticismo che offre l’isola. Infatti, i ritmi dell’isola si sposano poco con la voglia di divertimento e svago di una coppia di amici, ma questo è un problema che sicuramente non avrete se leggete queste righe e che non ho avuto neanche io visto l’obiettivo “total relax” che avevo in mente.
L’isola è percorribile tutta a piedi grazie a percorsi palafitta sul mare e sentieri interni che tagliano la foresta tropicale. Le giornate scorrono rilassate tra: la spiaggia bianca e il mare cristallino, un massaggio nel centro benessere con spuntino a base di frutta tropicale e un aperitivo vista mare al bar principale, una cena nel raffinatissimo ristorantino di pesce in vetro e legno sospeso sull’acqua e una lettura rilassante sul terrazzo della propria camera. Questi sono solo alcuni degli angoli da scoprire in questa incantevole isola che pur ospitando molte persone vi permette sempre di trovare angoli di pacifica solitudine per godere a pieno la natura e per riconciliarvi con voi stessi.
Elemento frizzante e di stimolo per gli ospiti è sicuramente la fauna. L’isola è abitata da una verità di animali molto interessante che spesso e volentieri interagiscono con gli ospiti. Passiamo dai più comuni pavoni e pappagalli, per proseguire con una buffa razza di tucani dal corpo paffutello che li rende un po’ goffi ma simpatici o con pipistrelli giganti che rivestono completamente alcuni degli alberi a mo’ di chioma e ti fanno chiedere: ”ma dove andranno la notte?”. In spiaggia poi può capitare di esser disturbato, nel tuo dormiveglia al sole, dalla lingua impertinente di una lucertola gigante di terra, assolutamente non pericolosa ma comunque non proprio simpatica se ti sveglia e te la ritrovi a sorpresa a 2 cm da te.
Dulcis in fundo, l’isola è anche piena di tante piccole e “sulla carta” simpatiche scimmiette. Perché ho detto sulla carta? Questo sarebbe da chiederlo a MR ma non resisto e per onor di cronaca racconterò la mia versione del divertente aneddoto che possiamo intitolare: “MR e la Simpatica Scimmietta”.
Nessuno ci aveva ancora avvisato che l’isola era piena di centinaia di piccole scimmiette dal vello color cappuccino. Questo che può esser visto come un plus, diventa un problema se non siete così attenti a chiudere bene le finestre della vostra camera.
Era un tranquillo pomeriggio, quando MR aveva deciso di fare uno dei suoi rinomati “Beautyrest”, che per il popolo sta a significare: rinchiudersi in un bagno da 30mq per 2 ore della propria vita e far uso e abuso di qual si voglia tipo di crema, unguento, schiuma e polvere che possa elevare una delle tante parti del corpo umano dallo stato di normalità a quello di “pazzeschinaggine”. Questo, come per la scimmietta, sulla carta visto che nella realtà sappiamo tutti che non succede nulla. Diciamocela tutta, se vi rende felici perché non farlo, sempre se non avete il braccino corto e quindi potreste esser spaventati dal costo dell’operazione.
Durante queste due ore, per abbassare il tasso di umidità generato dalla gigantesca jacuzzi, colma di sali da bagno e a temperatura che rasentava l’ustione, MR aveva pensato bene di lasciare aperta una piccola finestra che dava sul retro della camera verso l’immensa foresta tropicale.
Ad un tratto, mentre leggevo qualche pagina di un libro, crogiolandomi al sole del tramonto goduto nel silenzio dalla terrazza della nostra stanza, sento delle grida provenire dal bagno: “stai ferma, lascialo è mio! Se ti prendo ti scuoio e ti faccio diventare un coprispalle!”. Queste sono alcune delle frasi che come fucilate venivano fuori dal bagno. Mi fiondo subito a vedere cosa sta succedendo e aprendo le porte della “stanza del benessere” mi trovo una scena a dir poco esilarante.
MR in posizione da combattimento Maori era davanti ad una piccola, ma molto incazzata, scimmietta che aveva nelle sue piccole zampette un interessante bracciale Tiffany che diedi per scontato non fosse suo ma del sopra citato MR.
Sì, è proprio come sembra, la piccola finestra aperta aveva giustamente dato l’opportunità alla scimmietta di rinnovare il suo cofanetto dei gioielli. Purtroppo la malcapitata non aveva fatto i conti con la ferma volontà di MR nel voler rimanere il proprietario di quel regalo tanto caro. I momenti di tensione si sono risolti in pochi attimi, un paio di affondi andati male, ma alla fine MR riesce prontamente a scippare dalle zampette il braccialetto e la scimmietta ormai derubata del gioiello decide con un ultimo gesto di rabbia e aggressività di ritornare nel proprio habitat abbandonando la camera.
Mi è sembrato che uscendo dalla finestra si sia anche girata e abbia fatto un gesto non proprio elegante, ma forse è stata solo una mia sensazione. E’ così che MR riuscì a difendere i propri gioielli e a trasformare due ore di benessere in un incontro di wrestling con una piccola e “simpatica” scimmietta color cappuccino.
Chiuderei suggerendovi vivamente questo luogo incantato per un viaggio da ricordare e se non volete avere sorprese ricordate di chiudere sempre le finestre della camera e di mettere al sicuro i vostri gioielli in valigia non appena arrivate sull’isola.
Morale:
Che stiate organizzando una cena, un viaggio o anche solo un aperitivo; ricordate sempre di inquadrare bene il vostro invitato e la situazione che volete creare. Non tutti i luoghi sono adatti a certe situazioni o a certi scopi quindi organizzatevi bene in modo da evitare di trascorrere una settimana di relax con il vostro amico/socio in un’isola da sogno, dove tutti daranno per scontato che siete una coppia e come tale vi tratteranno.
Marina Bay Sands Hotel
10 Bayfront Avenue, Singapore 018956, Singapore
Pangkor Laut Resort
From Marina Island Pangkor, guests are transported in the Resort’s privately owned boats to Pangkor Laut Resort