ATTENZIONE: post inutile sulla frustrazione addominale, sui pescetti e il bucato a mano.
Premessa: detesto il caldo di conseguenza, e solo per questo motivo, non amo l’estate. Cioè: se l’estate fosse fresca mi piacerebbe molto. A ruota dicasi per la vita da spiaggia: non si riesce a leggere dai display che uso. Non sopporto i libri insozzati, tantomeno con le pagine effetto Millefoglie di Matilde Vicenzi con tanto di crema al mezzo. Non riesco a tenere gli occhi troppo a lungo aperti, sudo troppo e gli occhiali iniziano lentamente a scivolare lungo il naso con quell’odioso effetto funicolare per Bergamo bassa, che al naso mi fa pur saltar pure la mosca (per dire…).
Dice: “E allora che ci vai a fare il secondo anno a fila in Grecia?!?”.
Dico: “Trovalo tu uno che venga con te in Islanda o alle Svalbard… Diciamo che si fa di una brutta necessità una virtuosa virtù di compagnia e concordia.
Perché a volte la compagnia val più del viaggio. Ma, ad ogni buon conto, torniamo oggi a Agios Georgios, dove Chrisoula corre come una matta dall’est all’ovest a dar lettighe a poveri ustionati recidivi. Dispensa sdraio orizzontali e ombrelloni a raffica. Noi ormai non abbiam bisogno di nulla, se non di presentarci lì. Già, perché uno dei piacevoli effetti collaterali di esser una compagnia disfunzionale è quello che la gente, nel bene e nel male si ricorda di te. E Chrisoula non fa eccezione: si ricorda di noi e ci offre ospitalità sotto il suo gazebo personale, doppio, riparato su ogni lato dal sole: insomma, per me un paradiso. Il tutto costa a noi pure la metà e a lei frutta qualche extra in drink la sera al Cicada. Oggi stessa spiaggia stesso mare. Ma non stessi pescetti fritti e perfetti! Quelli che ti ritrovi da Captain Pipino così, a tradimento. Quelli che mi fan subito far la foca.
Spiego: sento che una parte dentro di me si mette a goglottare tipo tacchino d’acqua e, a pinne giunte, implora che gli vengano sparati a raffica pescetti giù pel gargarozzo. E avanti così, che mi mancan giusto le pinne e la metamorfosi in pinnipede sarà compiuta.
Ora, lettighe, pescetti e foche a parte a farmi sentir oggetto di caccia causa pinguedine oggi é arrivato un bastimento carico di… tavole da surf. Certo perché come le vuoi chiamare quelle robe lì che si son messi dove io c’ho la tartaruga senza carapace? Quei fetenti che se son sdraiati a terra a rosolare ci inciampi perché son così magri che non li vedi ma hanno quelli che gli americani chiamano i “Six pack” (che tradotto alla lettera in italiano regala tutt’altro tipo di sogni) così definiti che almeno avessero l’avvertenza di metter un triangolo qualsiasi di pericolo generico perché ci lasci pure la coppa dell’olio, tipo se prendi a manetta i dissuasori dei rettilinei davanti alle scuole. E hanno pure prole al seguito. E sono magari biondi. E il più delle volte implumi. Ora, qualunque sia la direzione misteriosa dell’evoluzione della specie chi glielo spiega al mio DNA che io certo, sopravviverei di più in caso di carestia, ma ho un supermarket più o men sotto ogni stanza in cui mi trovo ad alloggiare e in caso di sciagura perirei prima per assenza di pastiglie per la pressione. E cosa farne poi del pelo che buca il piquet? E di quell’odioso effetto moquette che ne consegue? Certo perché mettila ogni tanto una polo bianca, no? Al di là della Raffa di “Il tuo corpo è una moquette trallallero trallallà” che ha idee molto precise da anni in merito, cosa vuoi mai che serva poi se non a farmi sudare sette – e secche – camicie?
Comunque ora mi rassegno all’ultimo morso di toast, mi schiodo dal tavolino-periscopio e vado perché mi è venuto in mente che devo comprare il detersivo per il bucato a mano. Sia mai che oltre a farci il surf possan andar bene anche per lavare, quelle tavole là, visto che c’han pure le zigrinature su cui la Cleofe (che lavorava in cascina dai nonni) sbatteva i cenci insaponati. E buon sabato sera, che è solo l’inizio.
Ristorante:
Captain Pipino
St. Giorgio – 84007 Antiparos – Cyclades – Greece
Direi che come inizio non c’è male! 😉