Una sera vissuta pericolosamente.

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Siamo a Tokyo, terra di armonie e contraddizioni. Un luogo popolato da esseri alquanto strani sarà perché assolutamente lontani dalla nostra cultura o anche solo per i tratti somatici. Ero da queste parti per lavoro e come sempre quando sono in viaggio adoro cercare e scoprire luoghi particolari e le eccellenze della cucina locale, anche se non sempre l’eccellenza si dimostra tale. Una sera, conclusi tutti i lavori da fare, ho deciso con la mia compagna di viaggio GV di sperimentare un luogo misterioso e alquanto particolare di cui mi avevano lungamente parlato due giorni prima a tavola un paio di amici giapponesi.

Cerco  l’indirizzo e il numero di telefono e mi accorgo che c’è qualcosa che non torna. Da subito non trovo nulla, o meglio ci sono qui e li siti che ne parlano ma non uno ufficiale dove avere indicazioni (ora fortunatamente esiste). A quel punto mi restava solo che chiamare i miei amici locali e far prenotare a mio nome, molto gentilmente lo fecero, anche perché non avrei avuto idea di come esprimermi nel caso che non parlassero inglese, e mi lasciarono anche un foglietto con tanti segni strani da dare al tassista.

Alle 9pm, puntuali ed affamati dalla hall dell’hotel, ci buttammo in un taxi per le strade illuminate a giorno da mille neon colorati. Uno spettacolo, quello che si vive di notte per le strade di Tokyo che nessun’altra città al mondo può offrire; un mix di old e new tecnology che la rende così vicina al mondo immaginario di Blade Runner ma più Kitsch.

Ad un tratto il taxi si ferma e ci molla in una strada completamente buia senza alcun segno possibile locale pubblico. C’è voluto un po’ prima che riuscissimo a scorgere un piccolo segno grafico su un campanello nero, vicino ad una piccola porta nera su un muro nero. Suoniamo e tutto d’un tratto, dietro di noi, si apre una porticina e un piccolo Ninja vestito tutto di nero ci prende per mano e ci pota velocemente attraverso un pertugio, di li in un tunnel e in fine ad uno scalone illuminato da piccole lanterne rosse e ambra.

La prima cosa che mi venne in mente fu: “Ci siamo! Finalmete siamo al NINJA akasaka!”.

In un attimo ci siamo ritrovati proiettati all’interno di una piccola città Ninja fatta di stradine buie, porte chiuse dalle quali si avvertiva il brusio di chiacchiriccio, fumo basso e nascondigli vari. Un micro mondo perfettamente ricostruito che non ti aspetti, una ricchezza di particolari e una complessità di strutture che non puoi rimanerne indifferente. Il tutto animato e reso ancor più veritiero dai Ninja camerieri (numero imprecisato visto che erano decisamente cloni uno dell’altro) che sfrecciavano qui e li alla velocità della luce.

Dopo un veloce tour ricco di piccoli intoppi facenti parte della messa in scena, il nostro accompagnatore ci blindò in una piccola stanza privata (o meglio cella) con un piccolo tavolo da due al centro.

La cena si svolse in modo molto piacevole, il menù era fisso con varie portate tutte assolutamente insolite. Nel senso che nulla era ciò che poteva sembrare. Ciotole nere da cui fuoriuscivano fumi bianchi, bacchette di legno con piccoli fiori di carbone o zuppe misteriose con oggetti galleggianti. Tutto in stile “ninja” che a tratti poteva essere inquietante ma altrettanto gustoso e appetitoso. Una presentazione molto particolare ma dei sapori così gradevoli al palato da superare grandemente l’avversione iniziale.

Di tanto in tanto durante la cena si veniva sorpresi da Ninja scherzosi che creavano gag fuori e dentro la stanza.

Passammo lì gran parte della serata e alla fine ci ritrovammo per strada nello stesso modo misterioso in cui ci eravamo ritrovati a tavola qualche ora prima. La serata si concluse con una corsa in taxi e un nuovo ricordo da conservare.


Abbiamo deliziato il palato con:


NINJA AKASAKA – http://www.ninjaakasaka.com/



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